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La cd. Villa di Augusto a Somma Vesuviana (NA) alla luce delle più recenti indagini archeologiche (Campagne di scavo 2002-2008)

Identifiant AIEMA23-1440
auteur du texteAOYAGI Masanori ; ANGELELLI Claudia ; MATSUYAMA Satoshi
liens<non spécifié>
revueAmoenitas
fascicule2010, 1
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titre d’autre support de publication <non spécifié>
pagination43 p.
nombre d’illustrations
langue du texteitalien
traduit de<non spécifié>
présence de résumé dans une langue différente. Si oui, langue du résumé<non spécifié>
renvoi BullAIEMA<non spécifié>
résumé de l'AIEMA
:
Il contributo rende conto dei risultati delle campagne di scavo condotte dal 2002 al 2008 nel sito della cosiddetta Villa di Augusto a Somma Vesuviana, in località Starza della Regina. Le indagini archeologiche nel sito iniziarono negli anni trenta del XX secolo: il saggio, di limitata estensione, portò in luce resti monumentali e in una posizione tale da consentire il riconoscimento della residenza augustea più volte ricordata dalle fonti letterarie e situata apud Nolam, ove Augusto giunse alla fine della sua vita. Solo nel 2002, l'Università di Tokyo ha ripreso l'esecuzione di scavi archeologici, estendendo l'area indagata fino a una superficie complessiva di oltre 1 500 mq: è così venuto alla luce un vasto e articolato complesso architettonico disposto su terrazze digradanti da sud verso nord, obliterato in buona parte dall'eruzione cd. di Pollena del 472 d.C. e definitivamente sepolto da un successivo episodio eruttivo all'inizio del VI secolo d.C.. I resti riportati in luce consistono in una struttura monumentale ad arcate su pilastri quadripartiti, fiancheggiata da muri articolati in nicchie e chiusa, a nord, da un colonnato corinzio e, a sud, da un'esedra. A ovest dell'area si apre inoltre un grande ambiente quadrangolare absidato e un'area lastricata probabilmente scoperta; nell'angolo nord-orientale, invece, si collocano due aule absidate affiancate, decorate con affreschi e pavimenti a mosaico in bianco e nero. La struttura più notevole rimane sicuramente la costruzione ad arcate e pilastri. Il vano 1 reca una superficie pavimentale rivestita con un mosaico a fondo bianco, realizzato con tessere irregolari di calcare bianco di medie dimensioni decorato con solo due grandi cerchi di differente diametro, delineati da tre file di tessere bianche diversamente orientate rispetto al resto del tessuto musivo. A sud della struttura monumentale ad arcate su pilastri, si articola un ambiente a esedra poligonale, interamente occupato da un potente strato di crollo delle strutture murarie relative agli alzati e alle coperture che ha preservato e permesso di ricostruire le ricche decorazioni parietali in stucco policromo, ed il rivestimento pavimentale, costituito dallo stesso tessellato bianco del vano 1. Alla stessa fase appartengono altri livelli pavimentali, tra i quali un lastricato in pietra lavica, con basoli ben connessi fra loro e giunti accuratamente stuccati con un cocciopesto piuttosto grossolano; vari cocciopesti, un mosaico a più unità decorative realizzato con tessere bianche e nere di medie dimensioni che nella parte centrale presenta un tappeto con composizione ortogonale di ottagoni, quadrati e triangoli disposta intorno ad uno pseudo-emblema quadrato in opus sectile bordato da una treccia a due capi. Il pannello centrale, realizzato con un motivo a quadrati concentrici è composto da lastrine di marmi policromi (verde antico, portasanta, greco scritto). Il pavimento dell'abside, realizzato in mosaico a fondo bianco, è separato dal resto dell'ambiente con una cornice curvilinea costituita da un motivo di delfini guizzanti tra onde marine. La stesura presenta tracce di restauri antichi e può essere datata nella sua fase originaria al periodo fra la seconda metà del II secolo d.C. e gli inizi del III secolo d.C Un'interessante decorazione pavimentale in opus sectile caratterizza il vano 2 : esso venne inizialmente delimitato a sud con la costruzione di un'abside decorata con una pavimentazione in opus sectile quasi completamente asportata. Le impronte hanno permesso di stabilire che la pavimentazione era costituita al centro da una fila di lastre rettangolari, ai lati delle quali si disponevano formelle quadrate con quadrato sulla diagonale inscritto (tipo Q2 classificazione Guidobaldi). Le formelle sono realizzate in materiali non marmorei: calcare nero per il quadrato interno e bianco per quello esterno. Anche il rivestimento dell'abside è costituito da lastre marmoree, in gran parte ricostruibile attraverso la lettura delle impronte. In seguito, l'abside fu chiusa con una tamponatura: il pavimento dell'area rimanente presenta una decorazione centrale in opus sectile, bordata su tre lati da un'ampia fascia a mosaico, realizzato con una fascia di tessere bianche in ordito obliquo, una banda formata da una fascia di tessere bianche in ordito obliquo e una fascetta di tessere bianche in ordito rettilineo, la quale si connette alla pavimentazione a commesso marmoreo che riveste la parte centrale del vano. Il sectile sopravvive solo a livello di impronte, grazie alle quali si può ipotizzare uno schema a modulo quadrato. Il sito è sicuramente databile ad un momento successivo addirittura all'eruzione vesuviana del 79 d.C. e può sicuramente riferirsi ad una committenza molto prestigiosa, anche se forse non imperiale, vista la qualità medio-bassa degli apparati decorativi pavimentali e parietali e comunque lo scavo ne smentisce l’identificazione con la Villa di Augusto apud Nolam.
classement
pays - classementItalie
mot matière
personne citée<non spécifié>
index géographique
pièce jointe<non spécifié>
commentaire43 p., 42 n.b., 35 coul.
publié dans le bulletin2013-23