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Da Katane a Catania

Identifiant AIEMA23-1170
auteur du texteBRANCIFORTI Maria Grazia
publication collectiveTra lava e mare : contributi all’archaiologhia di Catania. Atti del convegno, Catania, ex Monastero dei Benedittini, novembre 2007
ISBN978-88-87820-46-1
liens<non spécifié>
tomaison
paginationp. 135-258
nombre d’illustrations
langue du texteitalien
traduit de<non spécifié>
langue du résumé (si présent)<non spécifié>
renvoi BullAIEMA<non spécifié>
résumé de l'AIEMA
:
Terme della Rotonda (fig. 67 n.b., fig. 70 col.): A ridosso del prospetto meridionale della rotonda è stato del tutto liberato il sistema di condutture che interessavano i vani A, B e C. Ad ovest del vano A è stato messo in luce un altro ambiente (vano I), di cui si conserva solo una parte del piano pavimentale con il lacerto di opus tessellatum. Gli strati superiori risultano interessati dall’area cimiteriale. Il suo pavimento in opus scutulatum è costituito da tre campi delimitati da fasce di grandi blocchi di calcare (0,50 m x m 1,65 m), tangenti sul lato corto, cui si sovrapponevano sottili lastre di marmo bianco. Nel vano B3 si recuperarono parti del pavimento in tessellatum geometrico policromo, originariamente collocato sopra le pilae. Nei tre lacerti di mosaico, relativi allo stesso pavimento, si riconosce il motivo della stella a quattro punte. Scavi nell’ex monastero benedettino di San Nicolò l’Arena (fig. 6 n.b.): Il primo nucleo, di impianto tardoellenistico, messo in luce nelle campagne di scavo del 1982, 1984 e 1985 nel settore posto a sud dell’ingresso dell’edificio monastico, è costituito da almeno cinque vani con pavimenti in cocciopesto, semplice ed in signinum, e con pareti affrescate (vani A-E ed H). Di un sesto vano (T), posto a ridosso della strada lastricata e tagliato a nord dal muro del grande edificio, si conserva solo un tratto del pavimento in cocciopesto semplice, tagliato dai muri del grande edificio di III sec. d.C. Ibidem, Sala cinquecentesca (fig. 31-34 col.): domus tra i cardines II e III. Gli ambienti che si aprivano sul peristilio, i cui muri oggi si conservano con un elevato esiguo, dovevano essere affrescati, come indica un lacerto di affresco riferibile al III-IV stile pompeiano. Alla II fase della domus vanno riferiti altri cinque ambienti che si aprono sul lato meridionale del peristilio; della pavimentazione di quello centrale, il tablinium/triclinium, originariamente in opus sectile, si conserva la malta di allattamento con le impronte delle lastrine di marmo ed un'ampia bordatura in tessellatum con il motivo della stella a quattro punte. Il triclinium/tablinium è separato dall’œcus occidentale, con pavimento in tessellatum, da un vano di cui si conservano porzioni del pavimento e della decorazione ad affresco. Il pavimento di questo vano è formato da un tappeto centrale in opus sectile, bordato da una larga fascia in tessellatum bianco e nero. Il sectile, a modulo medio, è costituito da tre quadrati decrescenti iscritti l’uno dentro l’altro (prima metà del II secolo d.C.). Della domus si conservano tre lati del peristilio con portico definito verso il giardino interno da colonne intonacate (fig. 27 col., tav. II n.b.). Il braccio meridionale ha un pavimento in tessellatum bianco e nero con il motivo dei quadrati a lati concavi, bordato da una fila di triangoli sovrapposti. Il motivo del pavimento è ben attestato, nella seconda metà del I secolo, oltre che a Pompei, anche in aree più periferiche come Leuci o nella casa R3 di Berenice di Cirenaica. Nel tessellatum bianco e nero dei bracci occidentale e orientale è adottato il motivo dell’ottagono schiacciato, associato, nella bordatura, alla treccia continua, motivi frequenti nei contesti di I-II secolo d.C. Il pavimento di un ambiente nel lato occidentale del portico è un tessellatum decorato dal motivo di quadrati alternati bianchi e neri (fig. 35, 36, 38 col.). Lo spazio riservato all’emblema di cui si conserva solo la cornice lineare a bande bianca e nera, in un momento successivo fu occupato da una vaschetta rivestita di marmo. È stato messo in luce l’intero pavimento in sectile, rotto nella parte centrale dalla fondazione di uno dei muri divisori moderni; si è accertato il cambiamento effettuato nel braccio orientale del peristilio, quando si interruppe la continuità del piano di calpestio che, in corrispondenza del suo asse centrale e quindi del tablinium/triclinium, fu sopraelevato e decorato da un mosaico policromo con losanghe e pelte. Inoltre, si individuò un ulteriore vano con mosaico, anch’esso policromo, che, conservato in due diversi lacerti, distanti l’uno dall’altro, è l’unico della domus non geometrico: con tessere di colore giallino e bruno sono infatti rappresentati motivi vegetali entro esagoni delineati in bruno da cornici dentellate e iscritti in grandi quadrati. Ibidem (fig. 44-46 col.): Nell’aprile del 2000, in occasione dei lavori condotti dall’università di Catania per la costruzione dell’auditorium Giancarlo De Carlo, fu messo in luce il muro perimetrale di un edificio di cui si conserva, in un vano, il piano pavimentale, con un lacerto di mosaico geometrico policromo. Alcuni elementi di datazione possono trarsi dall’analisi del mosaico e dal suo motivo decorativo con coppie di pelte, campite in nero, dentro riquadri a fondo bianco, a cui si addossano da ogni lato rettangoli delineati in nero e con i lati corti convessi che racchiudono stretti rettangoli pure in nero. È necessario mettere in relazione questa estremità occidentale della grande sala con quella orientale, dove sopravvive un solo ambiente di una casa con pavimento in opus signinum, costruita alla fine del III secolo a.C. ed utilizzata sino al I secolo d.C. (fig. 25-26 col.). La domus risulta imposta su questo nucleo abitativo di età tardoellenistica, attestato dal vano detto della «Tavola Imbandita», il cui pavimento in opus signinum è decorato da un punteggiato regolare. La domus tardoellenistica si ubicherebbe a ridosso del cardo III, individuato nel cortile meridionale del monastero. San Nicolò l’Arena, secondo nucleo (fig. 6 n.b.): Posto su un terrazzamento di quota inferiore, nell’area antistante l’ingresso principale del monastero, il secondo nucleo è costituito da almeno otto ambienti anch’essi con pavimenti in opus signinum e pareti affrescate. Il repertorio decorativo di I stile degli strati più antichi di intonaco e la tipologia dei signina, che presentano il motivo del puntinato semplice lineare, del meandro di svastiche e quadrati e del reticolato di losanghe, ci riportano al III secolo a.C. In un altro ambiente, sempre nel secondo nucleo, si conserva un pavimento in signinum, con punteggiato regolare di tessere bianche, con scaglie policrome sparse e movimentato, nella parte centrale, da riquadri iscritti di crocette, motivo questo, se non ampiamente diffuso, pure attestato in numerosi contesti di II a.C. siciliani, romani o peninsulari in genere. All’ultima fase di vita si riferisce il pavimento, in scaglie irregolari di marmo, del peristilio del terzo nucleo ( vano Q), posto nel settore nord del cortile, a quota ancora più bassa dei precedenti (fig. 11 n.b.). Scavi in piazza Dante (fig. 12-14 n.b e 15 col.): Da un disegno a matita conservato in Soprintendenza sono rappresentati due pavimenti musivi in opus tesselatum relativi a due diversi ambienti. L’identificazione con i frammenti di pavimenti in opus tessellatum rinvenuti nei depositi un tempo esistenti nel teatro è stata resa possibile per il confronto con foto che forniscono un’importante testimonianza, prima del loro distacco. Uno, di tipo geometrico in bianco e nero, utilizza il motivo più diffuso nei sectilia, delle formelle a modulo quadrato del tipo Q3 della classificazione di F. Guidobaldi; l’altro, restaurato, è policromo ed ha una partizione reticolare quadrata. All’interno del reticolo, con fasce decorate con il motivo delle pelte e del quadrato ruotato, fiori stilizzati sono posti dentro quadrati delineati da cornici lisce e dentellate. Entrambi potrebbero collocarsi nel II secolo d.C. per i numerosi confronti che possono stabilirsi anche con pavimenti simili rinvenuti in contesti di tale periodo sia ai benedettini che in altre parti della città. Piazza Sant’Antonio, Casa Pacini (fig. 158-159 n.b.): Sembrerebbero esserci state almeno due fasi. Nella prima rientrerebbe un pavimento in cocciopesto, con zona centrale in signinum con puntinato lineare regolare, interrotto dal muro méridionale del vano. Alla seconda sarebbe riferibile un altro lacerto di pavimento in signinum posto a nord-est del pilastro centrale e ad una quota ben più alta del precedente. Per la tecnica impiegata e dai numerosi frammenti di intonaco dipinto si potrebbe datare la struttura al I secolo d.C. Ibidem, Bagno di Casa Sapuppo: Il settore nord è il meno danneggiato; è stato messo in luce un ambiente che al tempo di Biscari, lo scopritore, fu visto solo parzialmente. Si sarebbe allora notata la presenza, di un pilastro centrale in blocchetti lavici e d'un pavimento in signinum cui Biscari non fa cenno. Scavi in via dei Crociferi (fig. 119 n.b.): Una delle canalette secondarie alimentava la fontana di via Alessi, il cui lato nord parzialmente si sovrappone ad un pavimento in opus scutulatum probabilmente pertinente ad un ambiente che, nella prima fase di vita dell’edificio con criptoportico, doveva prospettare sul lato meridionale del peristilio. Dotata di un vano retrostante di servizio, la fontana è costituita da un piano inclinato, con piccola esedra, delimitata da pilastrini, nella parete di fondo e da una vasca con pavimento musivo. Nel mosaico, in opus tessellatum, ritorna il motivo della coppia di pelte affrontate; le pelte, campite di nero, sono disposte sia in orizzontale che in verticale, determinando campi centrali con fiori stilizzati. Tale motivo è associato ad una bordura di rombi accostati agli angoli e con crocetta al centro; la fontana potrebbe risalire al II secolo d.C. Ibidem (fig. 129, 131, 133, 135 col.): Il lato occidentale del peristilio era movimentato da nicchie a pianta rettangolare, poste a distanza di 4 m l’una dall’altra; sullo spesso strato di malta delle loro pareti restano le tracce del rivestimento di marmo; i pavimenti erano in mosaico o in marmo. Dalla nicchia meridionale si raggiungeva il livello superiore della strada attraverso una scala pure rivestita in marmo bianco. Il pavimento del pianerottolo, in tessellatum bianco e nero, ha uno schema decorativo formato da quadrati e rettangoli alternati e delineati in nero su fondo bianco, a costruire un intreccio a canestro. La seconda nicchia era pavimentata con semplici lastre di marmo bianco e, sul tratto antistante del corridoio, si trovava una colonnina monolitica di marmo cipollino dell’Eubea che, abbattendosi al suolo, si era spezzata in due parti. Gli ultimi scavi hanno permesso di identificare con certezza anche i lati nord e sud del peristilio, tutti pavimentati in mosaico policromo con lo stesso motivo a spina di pesce, formato da barrette, della larghezza di una sola tessera, accostate le une alle altre, in successione cromatica di nero, rosso, giallo e bianco. Il pavimento catanese ha la bordatura a fondo nero ed è costituita da una treccia continua a due capi, formati da quattro file di tessere degli stessi colori di quelle usate nel tappeto centrale, delimitata da due sottili fasce bianche In una seconda fase rientrerebbero l’esedra del lato ovest, che oblitera quella precedente rettangolare, ed una nicchia inserita nell’ambiente prospiciente il lato meridionale del peristilio, la cui realizzazione determinò l’inserimento, nel pavimento, di una fascia con decorazione fitomorfa di girali, tricroma su fondo bianco.
classement
pays - classementItalie
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commentairep. 135-258, ill. n.b. et coul.
Éditeur : Catane, Le Nove Muse Editrice
Colloque : 2007, [ex Monastero dei Benedettini
publié dans le bulletin2013-23